19/01/2005

i postumi del capodanno

Naturalmente Camillo aveva capito tutto ed io non avevo capito un tubo.
Da qualche giorno la doccia era disturbata. Il sapone non scivolava come avrebbe dovuto, l'acqua era troppo “dura”. Continuavo a farmi la doccia pensando che qualcosa non era a posto ma, una volta fuori, asciugato e vestito, quella sgradevole sensazione veniva rimossa o, meglio, sommersa dall'incalzare della giornata.
Ieri mattina, improvvisamente, tutto va a posto: il gatto che beve dal bidet; la lavastoviglie che non funziona più; la doccia sgradevole. Tutto si spiega e tutto ritorna a quella sera dell'ultimo dell'anno.
Sono le otto, sto aspettando il tecnico che mi dovrà riparare la lavastoviglie e, nell'attesa, metto in ordine il campo di battaglia: lavo i piatti sporchi abbandonati nel lavello; estraggo dai vari bidoni i vari sacchetti dei vari tipi di immondizie e vado a gettarli nei bidoni sulla strada; raccolgo e metto in un angolo distante tutto quanto si trova nel vano sotto il lavello a fianco della lavastoviglie: varie confezioni di detersivi per lavastoviglie, spugnette, pagliette, guanti di gomma e due sacchi ricolmi di sacchetti, nel primo sacchetti non food, prevalentemente di negozi di abbigliamento, nel secondo sacchetti food-grocery, prevalentemente coop e gigante, a loro volta suddivisi fra sacchetti bio e non biodegradabili, i primi destinati alla raccolta dell'immondizia biodegradabile i secondi a quell'altra. Ora che ho sgombrato a dovere il piano cucina ed il lavello sottostante, cioè i lati superiore e sinistro della lavastoviglie da riparare, è ora di dedicarsi al lato destro. Qui c'è: il contenitore dei rifiuti non biodegradabili; una lattina da 5 litri di olio extravergine d'oliva della cantina sociale di Ostuni; una scorta di pedanini e stracci puliti; un sacco da 25 kg di sale per l'addolcitore dell'acqua; l'impianto dell'addolcitore e l'impianto del potabilizzatore. Nel mettere in ordine questo angolo colgo l'occasione per controllare il livello del sale: dovrebbe essere ora di un ripristino, mi pare di averlo fatto l'ultima volta proprio il.... 31 dicembre.
Primo click: stranamente il deposito del sale è ancora pieno. Strano. Acqua dura sotto la doccia.
Secondo click: il timer dell'addolcitore segna le otto. Giusto: sono le otto. Giusto un cacchio: sono le otto del mattino ma lui segna le otto della sera, circa l'ora in cui, il 31 dicembre, saltò la corrente nel bel mezzo della sessione di lavaggio stoviglie ed io dichiarai, con rapida diagnosi, la lavastoviglie guasta: 12 anni di età e 10 anni di servizio effettivo (infatti, fino al matrimonio, avvenuto due anni dopo l'acquisto della cucina, non mi ero neppure preso la briga di togliere dal cestello i libretti di istruzioni, che adesso pagherei per riuscire a trovare). Tutti questi anni mi erano sembrati più che sufficienti per concederle il diritto ad un guasto.
Tutto è chiaro adesso, come se lo vedessi in technicolor: addolcitore spento dal 31 dicembre, lavastoviglie spenta dal 31 dicembre, ergo la presa di corrente, e non la lavastoviglie, è rotta o fusa o in cortocircuito o isolata o fuoriuso.
Il cervello parte a razzo: quindi che cacchio viene a fare adesso il tecnico della lavastoviglie: a ripararmi la presa di corrente ?
Calma. Prima di disdire, meglio controllare la tesi. Seguo il cavo di alimentazione dell'addolcitore: finisce dietro la lavastoviglie, dove sicuramente si trova anche il cavo della stessa, dove quindi si trova la presa di corrente a muro da cui entrambi si alimentano.
Eccomi a smoccolare ed a maledire le cucina componibile e chi me l'ha venduta e chi me l'ha installata.
Io quella cucina non la volevo neppure comprare: era il 1992, avevo appena finito di ristrutturare la mia casa, ero single, avevo un bel letto e volevo un armadio. Perchè quello mi serviva: un letto ed un armadio. Vado a comprarmi un armadio e, lì in vetrina, vedo una bella cucina. Mi piace. La compro. Acquisto d'impulso, lo chiamano, come l'acquisto delle pile durante la coda alla cassa del supermercato.
Peccato che, dopo tre mesi dall'impulsiva installazione dell'impulsiva cucina, una bella mattina, il tubo dei rubinetti, fissato male durante il montaggio, si stacca d'impulso ed in meno di 10 minuti mi allaga metà casa.
Peccato che alcuni mesi fa, ascolto una trasmissione “di servizio”, che mi fa venire l'impulso, dopo dodici anni, di controllare, e magari anche sostituire, i tubi del gas. Ma chi ci può arrivare ? Per farlo bisogna smontare fornelli, forno da incasso e piano cucina. Abbandono l'impresa e spero di non esplodere o morire avvelenato.
E oggi l'ultima delizia: la presa di corrente di lavastoviglie e addolcitore assolutamente irraggiungibile. Svito d'impulso tutte le viti che vedo in prossimità della perfida ed inamovibile macchina, tiro con forza ma non troppo: in mancanza di istruzioni, tirare troppo, di solito, non è buona cosa, quasi sempre si finisce per creare danni gravi all'oggetto che si sta tirando.
Io tiro con forza ben calibrata. Lei non si muove.
Quindi decido di non disdire l'appuntamento con il tecnico: non servirà per riparare ma servirà per estrarre: un'altra volta impari a conservare le istruzioni, maledetto stronzo ex-single menefreghista.
Anzi, sono le nove, meglio telefonare per sapere come mai il tecnico è in ritardo: lo aspettavo per le otto e trenta.
“Buongiorno, stavo aspettando il tecnico per la riparazione della lavastoviglie”
“Certo, in mattinata dovrebbe passare”
“Come “in mattinata” ? Aveva detto che mi metteva all'inizio del giro, alle otto e trenta !”
“Sì, ho lasciato ieri sera la nota per il tecnico, ma non è detto che abbia iniziato il giro proprio da lei”
“Allora, per cortesia potrebbe telefonare al tecnico per chiedergli a che ora passerà da me ? Sa, dovrei andare a lavorare”
“No. non posso”
“Come non può ! Le sto chiedendo per cortesia di telefonare al tecnico e, naturalmente, di addebitarmi il costo della telefonata nella fattura dell'intervento, per poter sapere a che ora verrà e per potermi regolare”
“No. Non posso disturbare continuamente i tecnici per queste cose !”
“Bene, quindi, nell'era dei telefoni cellulari, noi poveri mortali dobbiamo stare qui composti ad attendere che sua maestà si degni di venire a farci visita !” e riattacco.
Sono le 9.15, mi sento come una tigre in gabbia, vado continuamente alla finestra per vedere se arriva il furgone di sua maestà il tecnico.
Sono le 9.30. Basta non ce la faccio più. Voglio andare a lavorare. Tanto deve solo estrarre la lavastoviglie. Per questo è sufficiente che ci sia mia moglie.
“Allora vai tu a portare il bambino a scuola, io sto qui a tentare di estrarre la lavastoviglie e ad aspettare il tecnico” Le dicevo alle 8.45 circa.
“Ok, poi mi fermo a fare la spesa, tanto non c'è fretta che torni, ci sei tu”
“No, meglio comunque che torni presto !”, le dico mentre è già sulla porta.
Prendo il telefono, faccio il suo numero di cellulare e sento squillare un cellulare nell'altra stanza. Indovinate un pò di chi è ?
Bene, impossibile comunicare con mia moglie.
La tigre in gabbia è sempre più nervosa.
Ore 9.45. Idea. So che ci rimetto, ma almeno mi vendico della stronza.
Scrivo un bel biglietto per il tecnico e, uscendo per andare a lavorare, lo appiccico con lo scotch sulla maniglia della porta: “18/01/2005 H 9.30 PER IL TECNICO DELLA LAVASTOVIGLIE. SONO USCITO. TORNO SUBITO. MI CHIAMI AL 348.... FIRMATO....”
Ore 9.55 sono già a quindici chilometri da casa, sto ancora guidando, squilla il telefono.
“Pronto ?”, con voce innocente.
“Pronto Sig...., sono il tecnico della lavatrice. Io sono qui già da cinque minuti. Posso aspettare ancora per altri cinque minuti, poi dovrò andare perchè ho altri interventi da fare”.
Ridacchio mentalmente al pensiero di sua maestà il tecnico che mi aspetta davanti la porta di casa e che, godimento supremo !, mi telefona.
“Ah, mi scusi, sono uscito un momento perchè dovevo fare una cosa urgente, ma sto già tornando. Per le dieci sono certamente lì”.
Ore 10.00 adesso sono a venticinque chilometri da casa, sto ancora guidando, squilla di nuovo il telefono. Deve essere sua maestà che mi vuole mandare affanculo.
“Pronto ?”, con voce innocente.
“Pronto, ciao sono io, volevo dirti che sono già tornata a casa, ci penso io a seguire la riparazione....”

17/01/2005

scoppiati

A Bologna definiamo "scoppiati" coloro che, essendosi gonfiati troppo, hanno avuto una improvvisa e deflagrante fuoriuscita del lume della ragione.
Giudicate un pò voi se questo Luca, di cui riporto integralmente l'email che mi ha spedito, non potrebbe agevolmente rientrare in questa definizione.

"from Luca to me Jan 15 (2 days ago)

ciao, sono il cattivo del "il silenzio degli innocenti" (tanto per metterti paura)

Solo per il fatto che hai la gmail ed io ancora no, meriti di essere scopiazzato! Sono un povero navigatore solitario (non cerco compagnia non preoccuparti) ho trovato il tuo blog cercando qualcosa sulle raccolte punti e i retroscena psicologici, ho trovato il tuo racconto estremamente divertente, domanda, ci sono problemi se ti copio? Insomma, vorrei far passare per mio quello che hai scritto, non vedo nessuna postilla che mi vieti di farlo, ti sei dimenticato! Adesso mi potrei approfittare della tua ingenuità!! Ed invece ti chiedo il permesso, posso? No? Perfavore! Cerca di vederla dal lato positivo, altra gente potrà leggere quello che scrivi, ah! Non lo fai per farti leggere dalle masse? Meglio, tanti io faccio pochi accessi! E dai! Non posso mica aprire il sito senza contenuti! Accetti? Si? (se dici no faccio finta di non sentire) ah, non è che scriveresti qualcosa a tema, insomma io ti scrivo il tema e tu inizi a dire cosa ne pensi, ok? Beh! Fammi sapere, ciao"

13/01/2005

de-lurking

Coraggio dunque, un pochino di de-lurking anche qui non guasterebbe mica. Giusto ?
Per intenderci fra noi paesani de-lurking vuol dire uscire dall'anonimato (contrario di "lurking").

E buongiorno a tutti, in particolare ai "de-lurkers".

5am
allarme terrorismo dalle pasticcerie

Gli esegeti della relazione di apertura dell'anno giudiziario ieri si sono molto concentrati sul passaggio relativo alla frequentazione delle moschee da parte di sospetti terroristi islamici.
Non mi sembra una grande notizia che un islamico, terrorista o no, frequenti la moschea.
Mi stupisce, piuttosto, che nessuno abbia mai lanciato l'allarme relativo all'assidua frequentazione di pasticcerie da parte di dichiarati brigatisti rossi.

11/01/2005

vere emiliane (dalla figa alla sfiga)

Ogni luogo ha la sua maledizione.
Napoli ? Sole, Pizza e Mandolino.
L'Emilia ? Tette, Turbo e Tortellini.

Negli anni cinquanta e sessanta si crea questo nefasto mito: Woody Allen porta la figa emiliana alla fama mondiale con “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere”; i tortellini alla bologhnese dilagano in germania e nel resto del mondo; completano il misfatto le ferrari vincendo tutto quello che si può vincere.
E quando ti si attacca addosso un detto, particolarmente se fasullo, non bastano quarant'anni per scrollartelo via: lo dimostrano le classifiche del 24 ore sulla qualità della vita del paese dei balocchi e lo dimostra il peana scritto dal GF, giusto lo scorso 7 gennaio.
Già, proprio il giorno dell'ennesimo disastro ferroviario che, sommato ai numerosi altri che proprio qui in Emilia lo hanno preceduto, dovrebbe mettere una T Tombale alla fama emiliana: T come Treni.
E dalle T alle S il passo è breve, come dalla figa alla Sfiga.
Clamoroso ! dopo la chiusura Leonardo ricompare a Firenze.
A proposito di lavastoviglie rotta...

Poco fa mia moglie mi ha dichiarato di essere stufa di lavare piatti a mano e mi ha invitato a darmi una mossa per cercare qualcuno che possa ripararla.

Fra parentesi, credo che in questo periodo, cioè dalla rottura della lavastoviglie in poi, ho lavato più volte i piatti io di lei e finora non l'avevo trovato affatto sgradevole.

Anzi mi ricordava i bei tempi in cui abitavo solo e, durante il lavaggio, la mente vagava e si cullava nei ricordi di gioventù.

Evidentemente lei non ha simili bei ricordi...

10/01/2005

uno di noi non ha capito un tubo

E' noto a tutti i possessori di gatti, ora anche a me, che questi non amano troppo l'acqua, neppure da bere.
Però ci sono segnali che non si possono ignorare, anche se provengono da un gatto.

In casa mia c'è un impianto idraulico degno di un faraone d'egitto.
L'impianto, tutto rigorosamente targato culligan, è così composto:

a) addolcitore: che serve a rendere l'acqua più "dolce", cioè priva di calcare ed altre durezze che danno fastidio quando ci si lava e rovinano pure gli impianti che devono essere percorsi dai flussi idraulici. Pro e contro dell'addolcitore ? Pro: non devi mettere il brillantante nella lavastoviglie (che adesso però si è rotta, ma questa è un'altra storia). Contro: ogni due settimane devi ripristinare il serbatoio del sale, che a fare su e giù con quei sacchi di sale in spalla sembri Sylvester Stallone che si allena per un incontro di boxe.

b) potabilizzatore: che serve a rendere l'acqua "potabile", cioè priva dei metalli pesanti e degli altri componenti tossici, quindi adatta ad essere bevuta o utilizzata per cucinare, lavare l'insalata, ecc.. Il potabilizzatore ha un apposito rubinetto, detto la fontanella, a cui tutti ci abbeveriamo. Pro e contro del potabilizzatore ? Pro: non devi più comprare le bottiglie di acqua minerale al supermercato (questo è veramente notevole). Contro: quando poi hai bisogno di una bottiglia di plastica sono cavoli tuoi, pagheresti per una comodissima bottiglia di plastica usa e getta da un litro e mezzo: ma in casa non ce n'è traccia.

Naturalmente anche al gatto Camillo serviamo, vicino al piattino degli omogeneizzati di carne (solo Hill's e Gourmet, come ha disposto la veterinaria), l'acqua potabilizzata, ma è per me piuttosto inquietante notare come egli snobbi la sua ciotolina e beva o lecchi sempre l'acqua addolcita, che culligan sconsiglia di bere, dovunque la possa trovare, preferibilmente dal rubinetto del bidet.

Ho sempre ritenuto che la sua fosse una forma di snobismo. Un modo per proclamare la sua indipendenza. Pare, infatti, che i gatti ci tengano ad affermare una certa indipendenza: tuttavia poco fa sono rimasto basito nel notare come beveva avidamente dalla vaschetta umidificatrice posta sopra il termosifone; vaschetta che, naturalmente, è riempita con acqua "addolcita" non "potabilizzata".

A questo punto i casi sono due: o il mio gatto, con la sua smania di indipendenza, non capisce un tubo di acqua (un pò come me che non mi intendo molto di vino e non distinguo fra vini di alta e mediocre qualità e, tuttavia, al ristorante mi sottopongo di buon grado alla farsa della lettura della carta dei vini e dell'assaggio del primo bicchiere) oppure la culligan mi ha fregato e mi ha rifilato un potabilizzatore perfettamente inutile, se non addirittura dannoso.
le sue prime curiosità sessuali

"Papà, tu e la mamma avete mai fatto sesso ?"

"Sì, ma solo lo stretto necessario per mettere al mondo te e tuo fratello"
il piercing secondo lui

"Papà lo sai che la Francesca ha i chiodi nel naso ?"

"Già, pensa che male quando ha il raffreddore e deve soffiarsi il naso !"
in cerca di angelica

01/01/2005

in cauda venenum

Buongiorno, sono le 6.20 del nuovo anno. Vi state divertendo ?
Non tanto eh ?
Lo credo bene: da un pezzo, ormai, vi state chiedendo quando finalmente tutto questo finirà.
Il Vostro letto vi sembra la cosa più bella e desiderabile di questo mondo.
Non ne potete più di sentirvi infreddoliti e sudaticci, con quegli assurdi abiti da festa addosso, con quella bocca dal sapore micidiale di cenere, alcool e rigurgiti di quella roba indigeribile che qualcuno ha osato definire “cenone”.
State giurando a voi stessi che questo è stato l'ultimo capodanno festeggiato in questo modo.
Un consiglio ? Mantenete questo giuramento. Non ve ne pentirete.
Anche se, pure a me, il capodanno non è andato del tutto perfettamente come avrei voluto.
Cosa intendo per perfettamente ? Semplice, farmi una bella e profonda dormita per non dovere ascoltare quella manica di dementi bombaroli che dalle ventitrè del trentuno all'una dell'uno giocano alle loro tante piccole falluja che, sommate fra di loro, riprodocuno fedelmente quella vera. Unico scampo è avere un sonno profondo e andarsene a dormire alle ventidue circa.
La giornata era trascorsa nel migliore dei modi: sveglia alle quattro, tre ore fra lavoro e scrittura inutile, un altra oretta in ufficio poi un pò di shopping: nella boutique preferita del gatto a comprare la lettiera più cara ed introvabile di questo mondo ma, purtroppo, anche la mia preferita: quella fatta di pezzettini di legno e, già che c'ero, una buona scorta di scatolette e croccantini della Hill's, la marca, anche questa introvabile nei normali negozi, raccomandata da quella brava donna della nostra veterinaria.
A proposito di medici, prima di uscire di casa, avevo segnato uno storico successo: ero riuscito a conquistare dalla pediatra una visita a domicilio per mio figlio. Lui, un'influenza iniziata due giorni prima, io, me l'ero lavorata bene, telefonandole già il pomeriggio precedente, lei, mi aveva aperto una possibilità con il suo”se domattina non sta ancora bene mi chiami che verrò a visitarlo (sigh), ma mi telefoni presto, altrimenti scatta la guardia medica (???)”.
Cosa abbia inteso dire parlando della guardia medica non l'avevo capito, ma, quando alle sei mio figlio è arrivato in lacrime nella sala dove, lanciatissimo, io stavo strimpellando le mie cazzate sul computer, gli ho subito misurato la febbre già pregustando il piacere di riuscire, per la prima volta in sette anni (consolidato fra lui e la sorella), ad ottenere dalla pediatra una visita a domicilio.
37,5° ed un forte mal di gola: è fatta. Un pò di miele, un pò di sciroppo, un pò d'acqua, un pò di pipì, un pò di coccole e l'accompagno nel lettone dove subito si addormenta beato vicino alla mamma.
Alle otto, puntuale all'appuntamento con la pediatra, telefono, credo di essere stato il primo quella mattina perchè per due volte, temendo il peggio, ho trovato il telefono spento, poi, con mia grande meraviglia, ha risposto e, senza opporre resistenza alcuna, mi ha rassicurato che in mattinata sarebbe passata.
“Mi dice l'indirizzo ?”
“Certo, Via....”
“Ah, abitate sempre lì”
Sono un pò sconcertato: allora mia moglie, non ricordo quando, qualche volta l'ha fatta venire a casa. Vabbè io invece non ci ero mai riuscito. Dietro le sue rimostranze (di mia moglie, cioè, manco fosse la sorella della pediatra) avevo sempre tagliato corto caricando la bambina o il bambino malato in macchina ed andando direttamente al pronto soccorso pediatrico.
Ma, tornando allo shopping, dopo la spesa da pianetaanimali mi reco al vicino lupitoys: il pupo compirà cinque anni fra pochi giorni, ma lui è malato ed io ho tempo, meglio anticipare un pò il regalo. E me ne esco con un sontuoso secchiello gigante da 1.000 mattoncini lego ed un discreto trenino elettrico. Incredibile come sia difficile, oggi, trovare un buon trenino elettrico nei reparti e nei negozi di giocattoli. L'unica alternativa sarebbe cercarli nei negozi per adulti collezionisti, quelli che il loro trenino non lo darebbero mai al figlio. Tuttavia il trenino di lupis soddisfa abbastanza le specifiche minime che avevo stabilito: dispone di ruote in acciaio e binari sufficientemente lunghi.
Mi rimetto in macchina verso casa, telefonando per sentire se la pediatra è già arrivata, non ancora, quindi niente passaggio in farmacia. “Comunque vado a fare un pò di spesa al gigante; se arriva e se ordina delle medicine, telefonami”.
Quando arrivo a casa la pediatra è già arrivata ed ha riconosciuto che la gola del pupo è “effettivamente” (parola che sottintende che non l'ho chiamata per nulla) un pò arrossata, ma al momento, non preoccupante. E lui, che sembra già stare bene, starà ancora meglio quando vedrà il pacco dei suoi regali.
La giornata era poi proseguita nel migliore dei modi, montando la ferrovia, impresa non facilissima, e accompagnando mia figlia ed il suo orsacchiotto da decathlon a comprarsi una nuova tutina da sci, che la precedente le era ormai diventata piccola.
Alle 19.30 improvvisamente il blackout, solo il trenino, che funziona a pile, continua a girare, il resto della cosa è nel buio totale.
“Hai per caso acceso insieme lavastoviglie e lavatrice ?”
“No, non ho acceso la lavatrice, ma la lavastoviglie sì”
“Allora lavastoviglie e forno ?”, domando avvicinandomi a tentoni al pannello dei contatori e delle valvole elettriche.
“No, il forno no”
“Strano,” penso, ”allora non dovrebbe essere saltata la corrente”
“Strano,” penso ancora mentre tocco il primo interruttore delle valvole, quello che di solito scatta per i sovraccarichi, “l'interruttore è a posto, non è scattato”
Infatti sono scattate altre due valvole che normalmente non saltano.
Tiro su, torna la luce, ma non è tutto a posto: “la lavastoviglie non si accende più !” mi strilla infatti mia moglie dalla cucina.
E qui il mio capodanno è già rovinato.
Decido di affrontare il problema dopo cena, ma so già che non sarà banale: una lavastoviglie che per dieci anni non si è mai fermata, quando si ferma, si ferma sul serio.
Dopo cena, fusilli in bianco, mi dedico alla lavastoviglie: con una tazzina ed una pentola prima svuoto l'acqua rimasta sul fondo, poi, con una spugna, assorbo quella che non riesco più a raccogliere con la tazzina, poi smonto il pannello frontale e guardo sconsolato tutta la sezione di controllo (interruttore e meccanismo del programma di lavaggio), che non mostra tracce di problemi: non ci sono fili staccati o bruciacchiati, non ci sono fusibili saltati, quello che speravo di trovare. Anzi, fusibili non ce ne sono proprio. Quindi il problema è serio sul serio: si tratta della pompa o dell'impianto di riscaldamento dell'acqua, che sono raggiungibili solo smontando completamente l'apparecchio ed estraendolo, impresa titanica, dalla cucina. In questo momento giuro che la prossima cucina non avrà gli elementi da incasso, ma altro non posso fare: mestamente rimonto il pannello e mi arrendo.
Intanto si sono fatte le ventidue, è tardi ed ho sonno e sono stanco: la lavastoviglie mi ha dato il colpo di grazia e in dieci minuti sono già sotto le coperte che dormo innocente come un bimbo.
Ad un certo punto, mia moglie, agitatissima piomba nella camera, mi sveglio e sento le bombe che stanno esplodendo a raffica là fuori: sicuramente è passata mezzanotte.
“Che c'è,” chiedo allarmato “il pupo sta male ?”
“No, no,” dice lei con il suo tono più angosciato “è Camillo”
“Camillo ?”
“Sì Camillo, l'ho fatto uscire alle 10 e non è ancora tornato. Ho paura che con questi botti si sia spaventato e sia andato a finire chissà dove o, peggio, sia finito sotto una macchina”
“Ma, scusa perchè l'hai fatto uscire alle 10 ?”
“Perchè non volevo che svegliasse i bambini, avrei potuto chiuderlo in bagno, ma ho pensato che fosse meglio farlo uscire...,” i rimorsi la assalgono “ma è da un'ora che ho lasciato la porta di casa aperta e LUI non è ancora tornato.”
“Comunque,” taglio corto, girandomi dall'altra parte e rimettendomi a dormire, “se è fuori da due ore non ci vedo nulla di strano, lo fa tutte le sere.”
“Sì ma fuori ci sono dei botti pazzeschi e LUI si sarà spaventato” dice lei, distrutta dal senso di colpa, e se ne va.
Ma ormai non riesco a riprendere sonno: la porta di casa aperta mi fa sentire perfettamente lo scatenarsi della demenza collettiva. Provo ad eccendere la radio, è venerdì notte e c'è Brasil, ma è capodanno ed hanno un ospite, un imbarazzato Chico Buarque de Hollanda che non vede l'ora di andarsene ma che il buon Max De Tomassi non molla. Poca musica e tante chiacchiere che non aiutano certo a riprendere il sonno interrotto.
Dopo un pò mi alzo, vado a fare pipì ed a chiudere la porta di casa: la fuori il freddo e le ultime bombe degli irriducibili. E' quasi l'una e mia moglie, come uno straccio, se ne sta sul divano fissando, senza vedere, con uno sguardo vuoto e disperato la TV.
All'una e trenta arriva in lacrime sotto le coperte: mi abbraccia singhiozzando.
A me, invece, il solito senza cuore, scappa un pò da ridere: rido pensando a come sarà quando i bambini, non più bambini, cominceranno ad uscire la sera con gli amici, le amiche ed i fidanzatini: mentalmente mi faccio gli auguri in anticipo per allora.
Lei, offesa dalla mia insensibilità e cinismo, si gira dall'altra parte e smette di singhiozzare.
Non passano cinque minuti che si sente, debole ma distinto, il miagolio del gatto fuori dalla porta: mia moglie scatta, novella marion jones in camicia da notte, ed in quattro balzi è alla porta.
Poi è tutto un fare le fusa, bacini, moine, .......
E, finalmente, posso riprendere il mio meritato riposo.

Buongiorno e Buon Anno a Tutti !
5am